Erick (Al centro) e gli altri amici della sposa brindano in suo onore

Erick (Al centro) e gli altri amici della sposa brindano in suo onore

Giocare a fare Dio è una grande responsabilità, ma allo stesso tempo è una cosa che vorremmo fare tutti almeno una volta. Chissà che sensazione si possa provare mentre si decide il prossimo futuro delle persone che ami, che conosci, che ammiri o che semplicemente rispetti. O magari anche scegliere il proprio futuro, e cercare di ricevere il meglio dal proprio inestimabile potere. Ma perché no, tutto ciò potrebbe essere una grande fesseria, un’illusione, potrebbe essere il caso a farla da padrone ed ogni nostro tentativo potrebbe essere vano.

È ciò che tenta di analizzare “Se sposti un posto a tavola”, pellicola del 2012 diretta da Christelle Raynal e sceneggiata da Francis Nief che narra i bizzarri intrecci che avvengono in un apparente semplice ed elegante matrimonio tra due giovani innamorati, ma non tutto è come sembra.

Eric è innamorato follemente della sposa Mary, con cui è stato fidanzato per ben 5 anni. Dopo essersi lasciati, Paul e Mary sembrano essersi trovati e invitano al loro matrimonio vari amici tra cui lo stesso Eric. Una volta giunto lì, la passione tra i due ex fidanzati prevale e dopo una piacevole e occulta pomiciata i posti assegnati dalla sposa nel tavolo degli amici finiscono a terra, al ragazzo il compito di rimetterli i ordine, ma senza sapere la formazione precedente ogni combinazione potrebbe portare a risultati diversi.

In tal modo Eric inizia a fantasticare nella propria mente i possibili eventi che si scaturirebbero con il combinare casualmente i vari posti, rendendosi vulnerabile agli scherzetti del destino.

Nella sua incredibile semplicità l’opera di Raynal sa divertire come una commedia dovrebbe fare e sa far riflettere come uno dei migliori film drammatici saprebbe fare. Passando da una battuta ad un’altra, il regista è riuscito nell’intento di dare un’impronta più profonda ad un’opera che apparentemente non ne potrebbe contenere. I vari elementi narrativi che vengono continuamente introdotti nella storia sanno far riflettere col sorriso sulle labbra non portando mai la delusione nel pubblico. Seppur il lato tecnico si mantenga su livelli generali e mai memorabili lo stile nel suo intero ha la capacità di formare un piacevole arcobaleno. Ed una volta terminata la serie di intrecci tutto si incastra con una sorprendente naturalezza. Questo grazie anche alle ottime prove d’attore e all’impegno visibile dell’intera troupe.

“Se sposti un posto a tavola” fa emergere le sue intenzioni fin dal titolo e sa ricreare delle situazioni spassose senza cadere nell’ovvietà ma riuscendo quasi sempre a imbastire la propria storia con eventi originali e a volte insospettabili, creando abilmente delle sfumature interessanti nei numerosi personaggi al suo interno e dando dei significativi elementi di riflessioni al pubblico, giocando e fantasticando con le portate che il fato ha da offrire, ottenendo una simbiosi perfetta di umorismo e serialità. Per passare due orette spensierate ma stimolanti non c’è di meglio.

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