Ivan Locke è un umile lavoratore (capo cantiere), ha faticato e ha sacrificato molte cose per garantire a se stesso e alla sua famiglia un futuro felice. Purtroppo, nel giorno più importante della sua vita, in cui avrebbe dovuto dirigere uno scarico imponente di calcestruzzo per la costruzione di un palazzo con 55 piani, riceve una chiamata che potrebbe mettere a repentaglio tutta la sua esistenza. Locke si trova dentro la sua auto, siamo alle prime ore del giorno, si sta dirigendo da qualche parte, mentre intanto continua ad effettuare e ricevere chiamate, per tentare di ristabilire l’equilibrio che la sua realtà ha perso. Tutto questo dentro la sua macchina, in novanta minuti di tempo.

Stravagante l’idea di Steven Knight (grande sceneggiatore), che sceglie di operare la sua regia in tempo reale, seguendo per tutta quell’ora e mezza gli “spostamenti” del suo unico interprete Tom Hardy che si sta dirigendo a “compiere la scelta giusta”. Una direzione efficace, forse eccessivamente sfocata in alcuni frangenti ma determinante per usufruire di una visione eccellente . Dentro quel mezzo di trasporto, one man show Tom Hardy è stato entusiasmante, semplicemente implacabile in una delle sue migliori interpretazioni. Locke è un personaggio particolare, freddo ma sensibile, calcolatore ma fallibile, lucido ma confuso. L’idea di Knight è davvero buona, quasi perfetta, e forse lo è, ciò che fa venire dei dubbi è la gestione della situazione. Locke si sta dirigendo in un luogo sconosciuto per assistere al parto di una donna che ha messo incinta ma per cui non prova alcun sentimento, lui stesso lo ha ammesso. Tramite questa scelta però, rinuncia a dirigere lo scarico più importante del mondo di calcestruzzo, affidando tutto il lavoro ad un principiante (che aiuterà al telefono), oltretutto, mette a rischio il rapporto con la moglie, ancora ignara di ciò che è accaduto. Locke vuole solo ed esclusivamente fare la cosa giusta, ma seriamente un uomo è disposto a mettere in pericolo e a gettare via tutto ciò che si è costruito nella vita, dopo anni e anni di lavoro e determinazione solo per fare “la cosa giusta”? Knight non ritiene necessario rispondere alla domanda. Si limita a mostrare alcuni dialoghi di Ivan con il padre (defunto) che egli si immagina nei posti dietro la sua auto e con il quale discute dei suoi comportamenti (quelli del padre) e delle scelte che ha compiuto. Da ciò si può intuire il perché Locke stia andando dalla ragazza che sta per partorire per “colpa sua”.

Sta allo spettatore decidere se la scelta di Ivan è stata giusta oppure troppo rischiosa, forse è anche vero che Steven ha voluto/non voluto osare a fornire una risposta, lui ha solo esposto la sua versione dei fatti, raccontando per filo e per segno la sua storia, e nel finale , quando tutto sembra aver preso un rettilineo, Locke va avanti per la sua strada , una nuova via, di cui non conosce il percorso.

Seppur “Locke” non sia un film perfetto nella sua consistenza quasi illogica, è una stilistica dimostrazione di quanto si possa eseguire la scelta sbagliata o la scelta giusta in base alla nostra convinzione o alle nostre caratteristiche personali o esperienze passate, e nonostante a molti sembrerà “pazza” la decisone presa dal protagonista (che non vuole tornare indietro) è solo una esposizione di quanto la mente umana possa essere fuori di senno. Ivan Locke si è allontanato da casa, e forse non vi farà più ritorno. Potrebbe perdere il proprio lavoro, e forse non lo riavrà mai più. Potrebbe perdere la sua famiglia, e forse non la rivedrà mai più. E quando nella scena finale continua ad andare avanti senza avere una vera e propria metà, è sollevato nella sua disperazione, consapevole di aver preso “la scelta giusta”.

“Locke” per concludere, da una prova di quanto la positività e la negatività siano collegati. In un momento tutto va per il meglio, un secondo dopo ci si ritrova per strada, soli con la propria macchina. La certezza di Ivan che tutto andrà bene e che ogni cosa tornerà come prima, è un presagio troppo imprevedibile, come se lo avesse detto per rassicurarsi un po’, nella consapevolezza che niente tornerà come prima. Steven Knight dirige un’opera compiuta, quasi perfetta nella sua fallibilità. Una pellicola che fa pensare e riflettere, e poi Tom Hardy, l’attore capace di mettere la ciliegina sulla torta più buona che Knight abbia mai creato.

Voto: 8.5

Ivan Locke è diretto da qualche parte nella giornata più importante della sua carriera, ma dove?

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